L'ultima notte di Crowley





Il primo capitolo del romanzo

II grande tavolo nero al centro della stanza, molti anni più tardi, dopo l’arrivo degli americani, sarebbe stato portato nella sezione del partito comunista. Invece la libreria, laccata nera, sarebbe andata a finire nella sezione del partito socialista. L'orologio a pendolo avrebbe avuto traversie diverse, più istituzionali: prima avrebbe segnato il tempo nell’anticamera del sindaco, poi nella stanza del presidente dell'Unita Sanitaria Locale, sempre democristiani.
Ma prima che la storia li disperdesse, e sarebbero dovuti passare ancora venti anni, la sera del 30 Aprile 1923, tavolo, libreria, orologio a pendolo, in compagnia di alcune sedie rigorosamente laccate di nero, erano tutti riuniti nell'ufficio del segretario del Fascio di Cefalù, un paese siciliano. Da meno di un anno il Cavaliere Benito Mussolini era Presidente del Consiglio, e il potere del suo partito andava consolidandosi: segno di questo processo, a Cefalù, era l'ascesa di alcuni individui rozzi e violenti e il nuovo mobilio della stanza.
Quest’ultima importantissima innovazione era stata decisa dal ragioniere Armando Muffoletto, segretario del partito, che appunto sedeva al suo posto di comando, con la camicia nera e un completo grigio e l'atteggiamento pensieroso di chi, in realtà, non sta pensando a nulla.
Bussarono alla porta ed entrò un individuo alto, anche lui in camicia nera; la sua aria robusta strideva con quella malaticcia del basso e tracagnotto segretario: si sarebbero detti il braccio e la mente, l'aitante e violento squadrista e il fine, infido politico.
- Signor segretario, è arrivato l'inglese.
- Fallo entrare Salvatore, e aspetta fuori.
Salvatore uscì e poco dopo comparve alla porta un individuo alto, vestito di nero e con un cappello a larghe falde calcato sulla testa.
II segretario  lo seguì con gli occhi finché non fu accanto al tavolo:
- Si accomodi monsieur Crowley - disse, usando il termine "monsieur" per far colpo sul visitatore, senza tener conto che Crowley era inglese.
- Grazie per avermi convocato e aver infine risposto ai miei appelli.
Crowley sedette e posò il cappello sul tavolo. Il segretario osservò la grande testa rasata, lucida, il mento forte, le labbra carnose, il viso tondo. Crowley era di corporatura robusta, forse con qualche chilo di troppo, forse con qualche ruga di troppo, ma non si poteva restare indifferenti al suo aspetto: i suoi occhi, il cui sguardo si spostava continuamente nella stanza, e le sue mani, curatissime, con uno sfavillante rubino al mignolo della destra, ammaliavano il segretario. La sensazione che questi provava era difficilmente definibile, un misto di interesse e diffidenza, attrazione e repulsione.
- Monsieur Crowley, ho ricevuto le sue lettere, con le quali mi invitava a intercedere presso le Autorità Italiane, per permetterle di continuare il suo soggiorno nella nostra cittadina. Ho molto apprezzato la stima che lei dimostra per Benito Mussolini, capo del Governo e del Partito Fascista che io mi onoro di rappresentare a Cefalù. Non pensavo che lei nutrisse nei confronti del nostro movimento sentimenti così  nobili.
- Signor segretario, se mi consente, il fatto che lei sconoscesse i miei sentimenti  è dovuto alla scarsa pubblicità che ho dato ai miei rapporti con eminenti pensatori, come Iulius Evola, e con società occulte, come i  Cavalieri di Ur, che sono in stretto collegamento con gli ideali della rivoluzione fascista.
Crowley parlava un italiano corretto, con appena qualche legnosità che ne tradiva la nazionalità straniera; con lui parlavano i suoi occhi, che fissavano incessantemente il segretario, mentre le mani intrecciavano una danza sul bordo del tavolo.
- Questi amici - continuò - da lungo tempo esplorano i misteriosi recessi che uniscono gli ideali fascisti col mondo del soprannaturale, con la magia bianca e la magia nera, con la magia sessuale infine, di cui io sono indiscusso cultore e maestro. La nostra abbazia di Thelema è stata luogo di incontro per eminenti personalità politiche ed esoteriche del suo partito. A esse mi sono rivolto per rimediare all'abuso che si sta commettendo nei miei confronti. Sono felice che alla fine il loro interessamento abbia prodotto dei risultati...
Crowley si interruppe, attendendo dal segretario una conferma.
 - No... anzi... voglio dire: purtroppo la sua richiesta di revisione del provvedimento di espulsione dopo lunga discussione non è stata accolta, – in realtà il segretario sapeva che non era stata neanche presa in considerazione - ma da un riesame della vicenda si è giunti a un’opinione diversa circa i suoi rapporti col Fascismo.
II volto di Crowley si rabbuiò:
- Cosa vuol dire?
Il suo sguardo e la pessima pronuncia dell'ultima frase turbarono il segretario, che si agitò sulla sedia prima di rispondere.
- Ecco, ho qui il suo incartamento. - Estrasse una carpetta rossa da un cassetto e la aprì sul tavolo - Lei è il signor Edward Alexander Crowley, detto Aleister, nato il 12 ottobre 1875 a Edimburgo. Con lei, nella villa che ha in affitto dal cavaliere Cipriano, vive la signorina Leah Hir… Hirs... Hirsig?
- Si, sorella Alostrael.
- Mentre mi risulta che la signorina Ninette Shum... Shumway e il signor Norman Mudd si sono allontanati tre giorni fa.
- Esatto: sorella Cypris e fratello Norman. Ma questo sembra un interrogatorio...
- Non vuole esserlo. Tuttavia devo comunicarle che il provvedimento di espulsione nei suoi confronti è tuttora valido e lei dovrà lasciare l’Italia entro e non oltre il primo maggio, cioè entro domani.
- Lo sapevo già... comunque devo riconoscere che è stato cortese da parte sua ricevermi... credo di poterla intendere come una forma di, come dire, impotente solidarietà. Devo ritenere che lei personalmente ritiene ingiusto il provvedimento di espulsione…
- No, io non ho opinioni. Io sono solo un esecutore.
- Allora anche lei dovrà temere la mia Magia!
II segretario provò un brivido freddo lungo la schiena: nella sua cultura le "fatture" e le "magarìe" avevano un posto importante; ebbe la tentazione di chiamare Salvatore e far dare una lezione a Crowley ma preferì essere prudente e non sfidarlo. Con fare distratto - il tavolo lo  proteggeva dallo sguardo di Crowley - infilo la mano nella tasca dei pantaloni e si toccò, facendo le corna.
- Signor Crowley, i provvedimenti nei suoi confronti sono stati presi dal Governo italiano sulla base delle risultanze di un'azione giudiziaria. Nel corso del sopralluogo che è stato effettuato nella sua villa, sono stati rinvenuti dipinti osceni e materiale pornografico. Inoltre è sicuramente al corrente delle voci che circolano su lei e sui suoi seguaci...
- Credevo di poter dipingere sulle pareti della mia casa quello che volevo. Quanto alle voci... è tutto vero!
- Le nudità, i riti, le punizioni corporali?
- Le nudità e i riti. Nessuna punizione corporale.
- Eppure sono state viste delle donne nude incatenate a delle rocce.
- Non erano punizioni, ma metodi per fortificare e purificare lo spirito.
- Comunque è proibito in Italia: non si può incatenare, e per di più nuda, la gente. E poi il decesso del signor Lovedi...
- Loveday. E' morto di epatite virale, per colpa della vostra acqua. Quello che dovrebbe essere proibito in Italia è spiare dentro le case dei privati cittadini. Io protesto!
II segretario sentì di essere in difficoltà; avrebbe voluto rimbeccare l'inglese dicendogli che non aveva nessun diritto di protestare, ma si rendeva conto che questa lo avrebbe portato lontano dallo scopo del colloquio. Cercò di riordinare le idee e di usare tutta la sua forza di persuasione:
- Monsieur Crowley, il motivo per cui l'ho convocata non è polemizzare con lei, ma arrivare ad una amichevole conclusione della sua permanenza a Cefalù. La Storia, i Posteri potranno dare un giudizio sul provvedimento di espulsione - concesse - e non è escluso che in un prossimo futuro la volontà del nostro Governo possa cambiare e noi potremo averla di nuovo gradito ospite della nostra cittadina. Però... abbiamo da chiederle una cortesia, un atto di buona volontà che avrà il suo peso in alto loco e sarà valutato con estremo interesse e attenzione.
Crowley guardò incuriosito il segretario:
 - Cosa volete?
- Quando ha intenzione di partire?
- Domani mattina, per essere in serata a Trapani e imbarcarmi insieme a sorella Alostrael per Tunisi.
- E' nostro desiderio che lei abbia la bontà di partire stasera stessa, il  partito gliene sarà infinitamente grato: l'onorevole Messina, stamani a Palermo, mi ha incaricato di convincerla.
- Mi chiedete di anticipare di una notte. Perché?
- Vuole usarci questa gentilezza?
- Perché? Ho il diritto di saperlo!
II segretario estrasse dal fascicolo di Crowley un foglio di carta giallo:
 - Ieri è arrivato questo telegramma: "'PER ALESTEIR CROWLEY PUNTO ARRIVERO' GIORNO TRENTA APRILE CON TRENO MEZZANOTTE PUNTO MARGHERITA CORLEONE BOSIO". Tenga. Non protesti per il mancato recapito: nella sua situazione è prassi normale.
- Mi fa piacere sapere che bloccate la mia corrispondenza ... - disse Crowley stancamente. L'interesse per il telegramma l'aveva distolto dal protestare energicamente; prese il foglio tra le dita esaminandolo attentamente.
II segretario si rese conto di questo stato d'animo e cercò di approfittarne per affrontare la questione che gli premeva:
- Si dice ... si mormora che due anni fa, nel periodo che l’allora signorina Corleone, non ancora contessa Bosio, trascorse nella nostra cittadina,  abbiate avuto un'amicizia, un’affettuosa amicizia. Io stesso ricordo di averla vista in sua compagnia.
Crowley sorrise:
 - Se lo ricorda,  perché me  lo chiede?
II segretario represse l'irritazione che quell’atteggiamento sarcastico gli provocava e abbozzò un sorriso mellifluo:
- Siamo uomini, monsieur Crowley; da uomo a uomo, eravate amanti, vero?
 - No.
- Come no?
Crowley si passò lentamente l’indice della mano destra sul mento e rispose scandendo le parole:
- La signorina Corleone, che era avviata ad una luminosa carriera artistica come attrice, è stata per qualche tempo seguace della mia religione. I nostri rapporti sono stati esclusivamente di natura religiosa, inclusa la magia sessuale che abbiamo praticato insieme. II sesso è l’immagine di Dio: lei lo sapeva? L’ha mai intuito?
II segretario si agitò sulla sedia, sempre più sconcertato da ciò che gli rispondeva Crowley, ma fermamente deciso a perseguire i suoi obiettivi.
- Monsieur, io non voglio assolutamente biasimarla per la sua amicizia con una donna bella e affascinante; e non voglio neanche discettare sulla sua personale religione e filosofia. Ma devo sottoporle delle questioni che sono di vitale importanza per il partito Fascista e che lo stesso onorevole Messina mi ha incaricato di riferirle. Lei certamente sa che la signorina Corleone è andata in sposa al conte Gennaro Abelardo Bosio?
Crowley annuì.
Il segretario continuò:
- Dunque adesso è la contessa Bosio. E, da alcune settimane, la vedova Bosio.
- Questo non lo sapevo. - disse Crowley.
- Si, purtroppo: all'età di settanta anni il conte è andato nel mondo dei più. II conte Bosio è stato uno dei più illustri cittadini di Bari e uno dei più importanti imprenditori agrari delle Puglie: soprattutto è stato uno dei primi e più generosi sostenitori del partito Fascista, uno degli uomini del Sud che più ha contribuito alla rivoluzione fascista e alla marcia su Roma. - Il segretario si schiarì la voce - La sua sposa, di quaranta anni più giovane di lui, dotata di temperamento esuberante, è stata al centro, ancor vivo il marito, di chiacchiere e dicerie circa veri o presunti amanti. Nessuno, tanto meno un uomo fascista, è così bacchettone da voler fare torto al caldo sangue di una donna giovane, ma tutto ha un limite! Ultimamente la signora ha mostrato un rinnovato interesse verso quelli che vengono definiti riti esoterici e magie orientali: questo ha molto scandalizzato!
Crowley sorrise ascoltando le ultime avventure di Margherita Corleone e lasciò che il segretario continuasse la sua esposizione.
- Risulta che si sia legata ad altre donne parimenti dedite a pratiche magiche, alcune delle quali straniere. Tre di queste sono a Cefalù da stamattina, io  naturalmente non so quali siano le intenzioni della contessa e delle sue amiche, ma è facile intuire, anche in base al telegramma, che siano in rapporto alla sua persona, monsieur Crowley. Né  io né l'onorevole Messina e il partito siamo i censori della condotta della contessa Bosio: ma in questo momento, con il decreto di espulsione già firmato ed esecutivo entro domani, gradiremmo che lei non ricevesse la contessa. Un vostro incontro non sarebbe... utile al partito, in quanto verrebbe coinvolta nella sua vicenda la vedova di un importante esponente fascista...
- Credevo di essere un uomo libero, almeno fino a domani!
- Certamente lei è un uomo libero, come pure è una donna libera la signora contessa. Ma che senso ha crearci un ulteriore problema, e crearselo lei stesso, quando domani dovrà partire? Lei non se ne sta andando per colpa nostra, né per colpa delle lamentele peraltro blande di Sua Eccellenza il Vescovo, ma perché è in atto contro di lei una campagna di stampa alimentata da giornali e periodici inglesi. Espellendola il Governo italiano ha ceduto a una pressione esterna all'Italia. Monsieur, rifletta, non si crei ulteriori difficoltà in un momento in cui ne ha già abbastanza, voglia venire incontro alla mia richiesta. Parta stasera stessa, ascolti il mio consiglio!
Crowley aggrottò le sopracciglia: improvvisamente, dietro la maschera sardonica di sfida e indifferenza, il segretario scorse il volto di un uomo stanco, avvilito, che agitava il vessillo della ribellione come la bandiera stracciata d’innumerevoli battaglie tutte perse. Poeta, istrione, mago, buffone, genio, mentecatto, uomo perverso e immorale: così era stato giudicato dall’Inghilterra vittoriana, che lo aveva scacciato e ancora lo sconfiggeva, facendolo espellere da un paese lontano migliaia di chilometri, nel cuore del Mediterraneo. Crowley rimaneva immobile, come se stesse valutando la situazione, quanto nelle parole del segretario vi fosse di consiglio, supplica e minaccia: certamente il trovarsi in un paese straniero, il doversi esprimere in un linguaggio che non era il suo lo inibirono dal rispondere con un torrenziale attacco oratorio.
- Per essere l'uomo forte che dice, il vostro Mussolini si fa condizionare molto dalle campagne di stampa: credevo che la vostra rivoluzione fascista fosse qualcosa di diverso... e credevo anche che i miei amici avrebbero saputo difendermi... signor segretario, voi mi state facendo un grande torto chiedendomi di non vedere quella donna.
- No, monsieur Crowley, la contessa potrà benissimo raggiungerla all'estero, fuori dall’Italia. Le chiedo solo di rimandare il vostro incontro. – Il segretario sorrise maliziosamente – Che cosa cambia se avverrà tra due o tre giorni? A noi interessa che non accada qui e adesso: poi sarete liberi di fare ciò che vorrete. Mi creda, è la scelta migliore, a Tunisi potrà accoglierla con gli onori che la contessa merita! La capisco, dovere aspettare ancora due giorni per vedere una simile donna...
- Lei non capisce niente! - Lo interruppe Crowley - Io non voglio vedere Margherita Corleone! Quella donna è un'esaltata, e per accoglierla degnamente dovrei riceverla in un bordello!
Il segretario sobbalzò a quella reazione imprevista, ma il suo volto si illuminò quando si rese conto che tutto sembrava andare secondo i suoi piani.
- Allora parta, monsieur, parta subito!
Crowley si alzo dalla sedia:
- Vado perché lo voglio, non perché me lo ordina, lo sappia!
- Ma certo...
- Questa città non mi merita: se sarà ricordata un giorno sarà solo per avermi ospitato e scacciato!
Ciò detto si calcò in testa il cappello, usci dalla stanza e si avviò deciso lungo il corridoio, verso la porta che dalla sede del Fascio dava in Corso Ruggero. Il segretario lo accompagnò premurosamente, congedandolo con un "I miei omaggi, monsieur", cui Crowley neppure rispose. Quando si fu allontanato, il segretario tornò nella sua stanza, si sedette, si passò una mano sui radi capelli, sospirò profondamente e sorrise soddisfatto.
Poi guardò l’orologio a pendolo: segnava le otto e trentasei.
Decise che era il momento di darsi da fare: quella sarebbe stata una notte decisiva per la sua carriera politica.
- Salvatore! - urlò con voce stentorea.

 

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