Diritti d'autore


La somma dei diritti d'autore dei 100 scrittori italiani più pagati è probabilmente minore della somma  degli stipendi delle segretarie dei 100 più importanti editori o manager dell'editoria. Sfido gli editori italiani a verificare.
Gli editori italiani da molti anni non fanno altro che vendere gloria ai loro autori, con contratti così sbilanciati da potere essere definiti contratti di schiavitù.
Cosa erano i contratti di schiavitù?
Nel seicento e nel settecento chi voleva raggiungere le Americhe e non aveva i soldi per la nave, stipulava un contratto di schiavitù.  In cambio del viaggio si impegnava a fare da schiavo per alcuni anni, coltivando le terre di un padrone. Le cose erano poi organizzate in modo che il poveraccio non era mai in grado di riscattare il viaggio.
Le case editrici fanno lo stesso con gli autori: promettono gloria e successo, stampano i libri e poi avviano un meccanismo economico per cui quello che ha lavorato di più (lo scrittore) guadagna di meno e viene pagato per ultimo. Molti contratti prevedono infatti che all'autore spetti dal 7 al 10 per cento del prezzo di copertina ( a volte defiscalizzato, e questa sola parolina riduce il compenso del 20%) e solo dopo resoconto annuale del distributore su cui non c'è nessuna possibilità di controllo da parte dell’autore (quanto è il "nero" dell'editoria?).
In altre parole, su un libro di venti euro  all'autore spettano da uno a due euro, mentre il resto viene diviso tra editore, tipografo, distributore, libraio o edicolante. L'autore viene in genere pagato per ultimo, se viene pagato: è facile capire che può benissimo non essere pagato. Infatti un romanzo che vende 3.000 copie (un successo!) frutterà diritti di circa  3000 euro lordi  (bisogna pagarci le tasse) che non potranno essere mai riscossi per via giudiziaria, perché farlo comporta tempi lunghi e spese legali maggiori di quanto si vuole ricavare. Non conviene imbarcarsi in contese legali per somme così piccole.
D'altro canto  se il romanzo dovesse avere successo l'editore avrà metà dei diritti di traduzione e trasposizioni varie,  realizzando un guadagno notevole per il solo fatto di essere stato il primo a pubblicare il libro.
Uno scrittore molto veloce scrive una pagina in due ore  (comprese tutte le revisioni successive) e  un romanzo medio è di 200 pagine; si può calcolare in 400 ore il lavoro minimo necessario per un romanzo.  Un collaboratore domestico guadagna 8 ore l'ora, 400 ore significano 3200 euro subito, appena svolto il lavoro, non a fine anno dopo certificazione del distributore.
I panifici pagano tutti i sacchi di farina che ricevono, non accade che chi fornisce la farina venga pagato a fine anno con una percentuale sul pane venduto.
La materia prima dell'editoria è la scrittura: va pagata. 
I contratti standard dell'editoria italiana andrebbero proibiti per legge, in quanto iniqui. Gli unici contratti legali dovrebbero essere quelli che prevedono il pagamento anticipato per una determinata tiratura, con eventualmente la possibilità di rinnovare il contratto su richiesta dell'editore ma senza alcuna cessione di altri diritti.

Marco Bonafede
Cefalù - Giugno 2011

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