Anteprima: Operazione Fenice - la più grande congiura nazista.


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Testimonianza di Traudl Junge, segretaria personale di Hitler:

"Quella sera Eva Braun entrò nella stanzetta dove dormivamo noi segretarie e disse: “Venite a festeggiare, il führer avrà un erede!” Noi all'inizio non capimmo, ma la signora sembrava euforica, ci disse di aver aiutato il führer a tramandare la sua stirpe. Le frasi che usava erano strane, non sembrava molto in se, ma una di noi, Helga Gruber, mi pare, pensò che volesse dire che era incinta e le fece gli auguri. Eva Braun scoppiò a piangere, disse che il führer avrebbe avuto un figlio, ma non sarebbe stato frutto del suo grembo. Le cadde di mano una bottiglia di champagne con cui voleva brindare, si ruppe sul pavimento. In quel momento apparve sulla soglia della stanza Martin Borman che prese per mano la signora e la portò via, cercando di consolarla. Accadde il 28 Aprile, due giorni prima che Eva Braun e Adolf Hitler si suicidassero."



Testimonianza del capitano Rodion Konieff,  Terza Armata d'assalto dell’Armata Rossa:

"Quando arrivammo nella sede della cancelleria, enormi pile di documenti erano già state bruciate nei cortili interni. Ma la macchina burocratica del nazismo era così efficiente che di ogni pratica esistevano numerose copie nei vari uffici. I nazisti sono stati i migliori testimoni dei loro stessi crimini. Immediatamente dopo la fine della guerra, per mesi io e i miei uomini dell'unità traduttori della Terza Armata d’Assalto, abbiamo recuperato documenti che abbiamo riorganizzato in faldoni, per argomento. C'è stata un faldone che è rimasto semivuoto, conteneva pochissimi documenti, ma era contrassegnato da un altissimo livello di segretezza e di autorizzazione. I documenti contenevano solo firme di Borman e di Hitler ed erano del periodo tra marzo e aprile 1945.

Solo in un foglio, parzialmente bruciato, c'era un riferimento preciso: l'ufficiale responsabile del progetto era il SS-Obersturmbannführer Otto Skorzeny, il nome in codice era Unternehmen Phönix.”



Testimonianza di Rochus Misch, telefonista di Hitler:

“Si, ricordo l'arrivo del dottor Haase.. Mi dissero che era un ufficiale delle SS, ma stranamente non indossava la divisa. A quel tempo farsi sorprendere per le strade in abiti civili significava rischiare di essere impiccato come disertore. Ricordo che ebbe un colloquio col führer e dopo aspettò, insieme alla sua scorta, nell'anticamera degli appartamenti del fürher per tutta una notte. Quella fu una delle ultime notti che Hitler passò con Eva Braun, prima del suicidio. Sentii dire che il dottore avrebbe tentato di lasciare Berlino. I russi erano ormai padroni della città e ognuno di noi avrebbe voluto avere una possibilità di fuggire. Il dottore aveva con se una valigetta, sembrava un normale borsa porta documenti, ricordo che non era niente di speciale e non ho mai saputo cosa contenesse.”



Testimonianza di Heinz Linge, cameriere personale di Hitler:

“Io non ho mai visto quello che c'era dentro la valigetta, ma ho conosciuto qualcuno che ne vide il contenuto. Si chiamava Hans Hentschel ed era un addetto alle comunicazioni. Era il 1 maggio e il führer era già morto, noi aspettavamo che arrivassero i russi. Eravamo rassegnati alla resa, anche se fantasticavamo di riuscire a fuggire. Hans mi confidò di essere stato tra quelli che avevano cosparso di benzina e dato fuoco ai cadaveri di Hitler e di Eva Braun nel giardino del Führerbunker. Poi disse che lui la sua occasione l'aveva avuta e l'aveva persa. Mi raccontò di essere stato di guardia la notte che il dottor Haase aveva aspettato nell'anticamera dell'appartemento di Hitler. Ricorda che dalla stanza da letto erano usciti sia il führer che Eva Braun e avevano consegnato al dottore tre provette di vetro. No, non ho idea di quello che ci fosse dentro. Hans assistette all'apertura della valigetta e si accorse che, quella che sembrava una normale valigetta di pelle, dentro era di metallo e conteneva due scomparti. In uno c'era un oggetto cilindrico dove il dottore inserì le provette, nell'altro scomparto c'era un sacchetto di velluto.

Hitler chiese di aprire il sacchetto, che era pieno di diamanti. Ne scelse uno e lo diede a Eva Braun, dicendo che era il suo regalo di nozze. Il dottore richiuse il sacchetto e lo mise nella valigetta. Lui e la sua scorta si allontanarono. Hans fantasticava dicendo che avrebbe potuto seguirli, ucciderli e impossessarsi dei diamanti, per potersi pagare una via di fuga. In realtà io credo che erano solo le fantasticherie di un ubriaco, eravamo tutti sbronzi aspettando l'arrivo dei russi. Pensavamo che ci avrebbero fucilati tutti.”



Testimonianza del capitano Rodion Konieff, Terza Armata d'assalto:

“La scena dell’apertura della valigetta e della consegna del diamante come regalo di nozze è francamente inverosimile. Di questi diamanti hanno parlato diversi prigionieri, ma solo Linge riferisce di un testimone oculare. Alcuni prigionieri hanno fornito particolari bizzarri, come per esempio che si trattasse di diamanti confiscati a mercanti ebrei olandesi. Che fossero stati sequestrati a ebrei è possibile, ma non a ebrei olandesi: gli inglesi nel 1940, con l’aiuto della regina Wilhelmina, riuscirono a salvare dall’invasione nazista tutti i diamanti olandesi. Parecchi testimoni concordano tuttavia nel riferire la presenza di un medico in borghese, il dottor Werner Haase, Hauptsturmführer delle SS. Questo medico aveva sostituito pochi giorni prima il dottor Morell come medico personale di Hitler.



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Quelle che avete letto sono alcune tra le testimonianze contenute nel documento che mi è stato consegnato il 22 marzo 2016 a L'Avana, durante la visita del Presidente Obama. Io ero solo uno dei numerosi giornalisti che coprivano l'evento del primo presidente americano a visitare Cuba dopo 88 anni. Non ero certo il nome più illustre tra i giornalisti presenti. Sono tenuto a non divulgare il nome della mia fonte, ma non a dire che credo ciecamente a ciò che sostiene il dossier che mi è stato fornito.

Anche la scelta di pubblicare questa inchiesta in maniera indipendente e solo su Amazon, deriva dalla necessità di prendere le distanze dal contenuto sulla cui veridicità è legittimo avanzare più di un sospetto.

Il documento che ho ricevuto non è un insieme di fogli e neppure un microfilm, e non mi è stato trasmesso in maniera rocambolesca. La mia fonte si è limitata a ottenere da me l'impegno a non citarla e mi ha chiesto un indirizzo di posta elettronica. Ogni giornalista ne ha uno che usa meno, che tiene da parte per le grandi occasioni, o più semplicemente per le scappatelle. Dopo poche ore su quell'indirizzo è arrivata un jumbo-mail di 22 megabyte. Il contenuto erano immagini jpg di documenti in russo ed in spagnolo, e dei files di testo, quasi tutti in spagnolo. Credo che l'unico motivo per cui la mia fonte mi abbia scelto è che parlo abbastanza bene lo spagnolo.

Non ho pagato nulla per il materiale che ho ricevuto. Non mi era stato richiesto nulla, la mia fonte aveva solo fatto cenno al fatto che riteneva utile che l'opinione pubblica americana venisse a conoscenza del contenuto dei documenti.

Forse avrei fatto meglio a ricordare un proverbio italiano: “Quando qualcuno ti vuole regalare qualcosa scappa..”



Il dossier contiene immagini di 122 testi e 73 fotografie.

Si tratta per la prima parte di verbali di interrogatorio di prigionieri di guerra tedeschi, nella seconda parte prevalgono rapporti dei servizi di informazione russi o cubani e relazioni di esperti.

Ho controllato tramite un esperta traduttrice, Maria Reyes: le traduzioni in spagnolo corrispondono esattamente al testo in russo.



L'incredibile storia comincia nel gennaio 1945. La "Sicherheitsdienst", il Servizio di Sicurezza del Reich, si era resa conto del fatto che la sconfitta era inevitabile: il suo capo, Ernst Kaltenbrunner, propose a Hitler di organizzare un piano di fuga, ma Hitler rifiutò categoricamente, preferendo la morte.



Testimonianza di Rochus Misch, telefonista di Hitler:

“Hitler non prese mai in considerazione l'idea della fuga. Affrontò la fine con cinico umorismo. Negli ultimi giorni amava ripetere una battuta: "Berlino è circondata? Bene, per andare dal fronte occidentale a quello orientale prenderemo il tram!”



Kaltenbrunner insistette: se il re muore deve lasciare un erede, qualcuno che continui la lotta dopo di lui. Quando Hitler lo sentì si infuriò e minacciò di destituirlo.

Hitler sapeva dei mille complotti per essere suo erede e dei deliranti progetti di trattativa e di pace separata con gli anglo-americani: negli ultimi giorni del terzo Reich, Goering e Himmler avrebbero tentato di diventare gli eredi di Hitler.

Ma Kaltenbrunner chiarì: non intendeva un erede politico, ma un erede biologico, un figlio. Il führer era perplesso, ma il suo segretario, Martin Borman, appoggiò decisamente il progetto e lo indusse ad accettare almeno l'elaborazione di un piano.



Testimonianza del capitano Rodion Konieff, Terza Armata d'assalto:

“Da quanto abbiamo appreso dall'interrogatorio dei prigionieri, i tedeschi pensarono di fare fecondare al führer delle ragazze di pura razza ariana e di provata fede nazista. La procreazione ariana era una pratica diffusa nelle Lebensborn, dove gli ufficiali delle SS si accoppiavano con ragazze ariane. Ma Kaltenbrunner capì che un simile tentativo avrebbe coinvolto troppe persone e non sarebbe rimasto segreto. La conseguenza inevitabile sarebbe stata la caccia alla madre e la sua uccisione insieme al bambino. I tedeschi lo pensavano perché è quello che avrebbero fatto loro. Lei mi chiede se avrei fatto uccidere un neonato figlio di Hitler? No, io non avrei dato quell'ordine.



C'è da dubitare della scelta del capitano, almeno alla luce di quello i russi fecero nel 1918 alla famiglia dello zar. Ma probabilmente non avrebbero avuto la ferocia dei nazisti. L’idea di un figlio naturale di Hitler è abbastanza sconvolgente da rendere necessaria una preliminare analisi dell’atteggiamento dei nazisti nei confronti della procreazione.


continua...
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1 commento:

  1. Estremamente interessante: frutto di accuratissime e complicate ricerche su di una straordinaria serie di protagonisti realmente esistiti, più o meno noti, all'epoca della fine di Hitler. La fantasia si intreccia alla realtà e prelude a una vicenda davvero complessa!
    Attendo il seguito con molta curiosità.

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