Quando
dieci anni fa ho presentato la mia denuncia per plagio nei confronti
di Leisman e Koch, pensavo che si sarebbe trattato di una faccenda
semplice.
C’era
un unico testimone: lo Stato italiano, presso la cui Prefettura avevo
depositato, secondo legge, le copie della mia opera. Bastava
confrontare il mio testo con quello firmato dai due per accertare il
reato e stabilire pene e compensazioni. Tutto si poteva risolvere in
un mese, con un intervento minimo della magistratura e con una spesa
minima. Secondo me la questione non era neanche degna di un vero
processo perché tutto esisteva a livello documentale.
Non
immaginavo che Koch potesse per dieci anni affermare impunemente nei
tribunali italiani, tramite il suo avvocato, di aver pubblicato un
articolo scientifico "a
sua insaputa".
Un
articolo cofirmato è concettualmente assimilabile ad un proprietà
indivisa. Non si può a posteriori e a convenienza attribuirsi parte
della proprietà. La firma di una opera è una cosa seria.
Invece
tramite i falsi che ho documentato il Koch è riuscito a conseguire
notevoli vantaggi giudiziari, primo di tutti ha rallentato l'iter
giudiziario di parecchi anni e riuscirà probabilmente a ottenere la
prescrizione del reato.
Il
sistema giudiziario italiano è estremamente inefficiente. Se
vogliamo fare un paragone medico è come se, per un’unghia
incarnita, un individuo giovane e in buona salute venisse ricoverato
per quattro mesi in chirurgia, subisse 2 interventi e venisse dimesso
programmando almeno altre 2 operazioni.
***
Nel
corso di questa mia esperienza giudiziaria c’è stato un momento in
cui ho smesso di pensare come parte lesa ed ho cominciato a pensare
come contribuente. È
possibile che le tasse che pago (e
come lavoratore dipendente le pago tutte)
debbano servire ad alimentare questo spreco organizzato?
Quella
che pongo non è una questione di giustizia o ingiustizia, è
semplicemente una questione di efficienza.
La
prescrizione è in gran parte determinata da tattiche dilatorie che
hanno un costo quantomeno come parcelle degli avvocati, la lentezza
della Giustizia è un vantaggio per i ricchi, una discriminazione di
classe tra i cittadini.
Gli
avvocati vendono ai loro clienti la speranza di avere giustizia
oppure, se colpevoli, di farla franca. Finché il processo dura sono
tutti contenti. Questo elemento psicologico viene secondo me
sottovalutato.
Molteplici
fattori concorrono alla grande corsa della lumaca verso la
prescrizione, ma uno mi sembra decisivo: la mediocrità. Anche un
avvocato mediocre può comunque rallentare un processo, anche un
magistrato mediocre può evitare di decidere, magari scaricando i
ritardi su mancanze organizzative e di personale.
Francamente
non credo più che esista il minimo deficit di mezzi e personale per
la Giustizia italiana. Se un processo viene moltiplicato per 2 per 3
e per 4, se ogni tappa dell'iter giudiziario può essere rallentata a
piacimento, non ci saranno mai risorse sufficienti.
Nessuno
può riempire un secchio bucato.
Novembre 2017
Marco
Bonafede
proprietà
letteraria riservata
Ottobre 2017
Marco Bonafede
proprietà letteraria riservata
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