Funes o della memoria

Una delle migliori soddisfazioni che ho ricavato dal mio libro Fisica della Mente è stata leggere sul Venerdì di Repubblica del 20 ottobre 2017 un articolo su una grande novità culturale: un racconto di Borges anticipava alcuni concetti delle neuroscienze.
Sull'argomento Quiroga ha scritto un libro,  Borges y la memoria pubblicato nel 2011.




Ma questa novità culturale era presente nel mio libro Fisica della Mente pubblicato nel 2000!
Ecco il brano che parla di Borges:



Un racconto di Borges
“Funes, o della memoria”: immaginate un uomo che “ricordava, infatti, non solo ogni foglia di ogni albero di ogni montagna, ma anche ognuna delle volte che l’aveva percepita ed immaginata.”...
“Noi, in un occhiata percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola.”
Jorge Luis Borges col suo Funes svela un dato fondamentale dei processi mnemonici (e più in generale del funzionamento del nostro cervello): il suo paradossale personaggio è l’esatto contrario di noi stessi che ricordiamo, ma non ricordiamo tutto. Se fossimo come Funes, credo non basterebbero tutte le connessioni del nostro cervello per memorizzare anche solo cinque minuti di immagini visive. Posso guardare la tastiera del mio computer, ma non saprei dire, dopo aver chiuso gli occhi, quanti tasti ci sono. Il nostro cervello ha un livello di imprecisione ed approssimazione incredibilmente più elevato di quel che pensiamo. Basti pensare al gioco presente nelle riviste di enigmistica: scoprite i particolari differenti tra due vignette.
Tutti sappiamo che non è facile, e solo con sforzo riusciamo ad identificarli, perché il nostro cervello sembra rifiutarsi di prestare troppa attenzione ai particolari.
Perché i radiologi vogliono che i clinici nella richiesta di lastre specifichino il quesito diagnostico? Perché vogliono sapere dove e come guardare, perché sanno quanto è facile non accorgersi di qualcosa se non la si sta cercando.


Mi prendo la libertà di ricorrere a due esperienze personali per sottolineare questo aspetto del nostro cervello, che potremmo definire “cervello illusionista”. Una volta mi capitò di leggere a voce alta una iscrizione in un palazzo, e alcuni miei amici si misero a ridere e mi chiesero di rileggerla. La rilessi e loro ancora a ridere. Mi spiegarono che il senso era giusto, ma avevo cambiato alcune parole con sinonimi ed espressioni equivalenti: io ero convinto di avere letto esattamente le parole che c’erano scritte.


Lo stesso testo in inglese, da  Physics of Mind


A story by Borges
  “Funes, or about memory”: imagine a man who “was able to remember, in fact, not only each leaf of each tree of each mountain, but even each of the times that he had sensed and imagined it.”… “We, with a glance, can see: three glasses on a table. Funes: all the vine shoots, the bunches of grapes and their single grapes, of a pergola.”  
Jorge Luis Borges with his Funes discloses a basic fact of the mnemonic processes (and of our brain): its paradoxical character is the exact opposite of ourselves who can remember, but we can not remember everything.
If we were like Funes, I think that all our brain connections would not be enough to memorise even five minutes of visual images. I can look at my computer keyboard, but I could not know say, with my eyes closed, how many keys there are. If I look at some books I do not know how many they are. Our brain is more inaccurate and approximate than we can think. Think to the game of some magazines: you are asked to find out the distinctive details between two cartoons. We all know that it is not easy, and only with an effort we succeed in identifying them, because our brain seems to refuse to pay too much attention to details.
Why do radiologists want that clinicians clearly define the diagnostic question when ask for radiographs? Because they want to know where and how to look at, because they know how easy it is not to see something unless you are not looking for it.  




I want to tell you two personal experiences to underline this aspect of our brain, that we could define “an illusionist brain”.
Once it happened that I read aloud an inscription in a palace, and some of my friends laughed and they asked me to read it again. I did it and they laughed again. They explained to me that the meaning was correct, but I had changed some words with synonymous and equivalent expressions: I was sure I had read the exact words.


Cefalù, marzo 2018
Marco Bonafede
proprietà letteraria riservata






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