I pirati della ricerca




Attualmente in un anno vengono pubblicati circa 2.500.000 articoli scientifici nelle varie discipline, prodotti da circa 8.000.000 di autori (spesso un articolo scientifico è firmato da più autori) che pubblicano su oltre 30.000 riviste specializzate, una parte delle quali online.
Gli articoli biomedici sono ogni anno 600.000, scritti da circa 1.800.000  autori.  Occupiamoci solo di questo settore.
Quanti di questi articoli sono dei plagi o peggio ancor delle truffe?



Della questione si è occupato Harold Garner (“Il caso delle parole rubate” -  Le Scienze edizione italiana Maggio 2014) del Virgina Polytechnic Institute. 
Da alcune ricerche e sondaggi si ricavava una cifra del 1,4% di plagi sul totale degli articoli,  mentre un programma informatico di Gardner,  esaminando gli abstractil riassunto di presentazione degli articoli scientificiha riscontrato  lo 0,1 % delle pubblicazioni sicuramente plagiato, il che vuol dire 600 articoli su 600.000.
Ma questo dato è sicuramente inferiore al dato reale perché la cosa più ovvia da cambiare se si copia sono le poche righe iniziali dell’abstract. Inoltre se si copia da un libro nessun confronto tra articoli permetterà di scoprire il plagio.
Se fosse vera la stima del l’1,4%  allora (1,4:100 = x:600.000)  dovrebbero essere almeno 8.400 annui solo nel campo biomedico. Siccome in genere gli autori sono almeno due e i ricercatori producono in media 1 articolo all’anno (e non tutti gli anni plagiano) possiamo fare questa stima:

                                                   plagi annui     autori che plagiano
 

Minimo                                              600                    1.200

Massimo                                         8.400                  17.000

Valutazione intermedia                     4.500                   9.000 


Esistono anche gli autoplagi, circa 6000 l’anno, in cui gli autori copiano se stessi. Questi non li considererei veri plagi, ma vengono perseguiti dalle riviste che in cambio della pubblicazione acquisiscono i diritti sugli articoli. Le riviste fanno storie anche se si riproduce una illustrazione usata in un precedente lavoro.

***

Un’altra stima può essere fatta degli articoli con dati falsificati o inventati di sana pianta.
Dato che da un'analisi sugli articoli ritirati si desume che l'11% ha fasificato i dati e il 16% ha plagiato altri autori, abbiamo un rapporto 11/16 tra plagio e falsificazione, quindi per 600 articoli plagiati ce ne sono almeno 412  falsificati (x:600=11:16)


                                   falsi annui             autori che falsificano i dati 

Minimo                             412                                      800

Massimo                          5.775                                11.500

Valutazione intermedia      3.093                                  6.000




I numeri potrebbero essere anche più grandi perché un articolo falsificato è più difficile da smascherare di un articolo plagiato: data la miriade di articoli pubblicati, nessuno riproduce gli esperimenti. Al massimo qualcun altro farà un esperimento simile, con qualche variante, e allora sarà  facile per il falsario addurre motivazioni tecniche sulla discordanza tra i dati. L’unica accortezza che devono usare i falsari è non proporre lavori troppo importanti, perché un lavoro importante può provocare interesse e dibattito, su uno di scarso rilievo nessuno ci perde tempo. Infatti Andrew Wakefield, l’autore del falso studio che dimostrava la correlazione tra vaccini e autismo, è stato smascherato, mentre gli autori di migliaia di studi di scarso rilievo, pure essi falsificati, non lo saranno mai.

Come sanno bene i giocatori di poker,  conviene bluffare  sui piatti piccoli.


(ps: se volete una stima orientativa del plagio e del falso in tutti i settori della ricerca moltiplicate per 4 i dati del settore biomedico)

Ottobre 2017
Marco Bonafede
Proprietà letteraria riservata

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